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Val di Fiemme

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Archeologia in Val di Fiemme

Le tracce più antiche della presenza umana in Val di Fiemme (Trentino Orientale) risalgono al Mesolitico, con frequentazione probabilmente di tipo stagionale,  delle alte quote montane a scopo di caccia. Cospicui sono stati i siti in quota della valle, frequentati da parte di cacciatori-raccoglitori mesolitici, molti dei quali individuati lungo la Catena del Lagorai, dove sono presenti numerosi laghi collocati tra i 1.900 e i 2.200 m di quota, ma anche al Passo degli Occlini, di Lavazè e di Pampeago. La prima scoperta di manufatti in selce mesolitici vennero fortunatamente rinvenuti nel 1971 sul lago del Colbricon. Questi rinvenimenti fanno sì che la Val di Fiemme, rappresenti uno dei territori trentini più importanti per le informazioni sulle comunità mesolitiche in area alpina, avendo restituito numerosi manufatti di epoca mesolitica. Ma i primi insediamenti umani risalgono al Neolitico, quando con l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento sì spostarono nel fondovalle. Infatti, la Val di Fiemme, risultava una terra meno accogliente rispetto alla vicina Anaunia, essendo posta al di fuori delle principali vie di collegamento, per questo motivo venne popolata relativamente tardi. Risalenti al Neolitico ed Eneolitico sono alcuni oggetti, tra cui alcune asce in pietra levigata verde e di bronzo, rinvenute casualmente, provenienti da Doss Scaléz e nei dintorni di Ziano.
Relativi all’età del Rame e del Bronzo sono alcuni reperti ceramici e manufatti, in parte legati alla lavorazione del legno, rinvenuti sporadicamente in varie zone della valle. Significative risultano le testimonianze di alcuni “castellieri” (insediamenti ben protetti naturalmente o da cinte murarie per difendersi dagli attacchi nemici), databili tra l’Età del Ferro e l’inizio dell’età romana in Val di Fiemme, come quelli di Bellamonte, di Monte Rocca, di Doss S. Valerio e di Doss Zelòr. Le abitazioni “primitive” del “castelliere” della Rocca, tra i più alti nella regione alto 2.439 metri di quota, sono databile all’Età del Ferro, le indagini hanno individuato una dozzina di capanne seminterrate a pianta circolare, probabilmente ricoperte da un tetto vegetale di cui non ne è rimasta traccia. Relativo all’Età del Ferro è l’abitato su terrazzo in località Sottopedonda (V-IV secolo a.C.), dove sono stati individuati i resti lacunosi di tre abitazioni retiche di tipo seminterrato a pianta quadrangolare con corridoio d’accesso. Lo scavo in località Sottopedonda ha portato alla luce la prima iscrizione preistorica in Val di Fiemme, incisa su un frammento d’osso di cervo in lingua retica.
Tra il III e il I secolo a.C. iniziò a svilupparsi un lento processo di romanizzazione, in questo periodo sorge l’abitato di Doss Zelόr (Castel di Fiemme), esteso oltre 13 ettari, dapprima sulla sommità del dosso e poi sui ripiani e sui prati pianeggianti. L’insediamento venne frequentato fino al tardo IV secolo, quando gradualmente gli abitanti si trasferiscono in un nuovo sito entro il VI secolo, a pochi chilometri di distanza. Questo spostamento è motivato, probabilmente, dalla diminuzione della fertilità dei suoli coltivati vicino all’abitato.  Nel sito di Doss Zelòr sono emersi, durante gli scavi e le analisi, una serie di “coppelle” e di grafiti incisi sulla superficie porfirica, i quali potrebbero assumere un possibile significato rituale.
Numerose sono le testimonianze romane affiorate nella zona, tra cui alcune necropoli, che attestano il rito dell’inumazione (Panchina, Ziano di Fiemme) e le monete appartenenti al periodo imperiale (I-IV secolo d.C.). Significativa è l’iscrizione confinaria romana incisa sulla roccia porfirica del Pergol in Val Cadino, segnalata già nel 1879, la quale indica il confine tra il municipium di Trento e quello di Feltria .
Le ricerche archeologiche in Val di Fiemme eseguite alla fine del Novecento dall’archeologo Pietro Leonardi, hanno potuto dimostrare la maggior povertà delle popolazioni protostoriche della zona, rispetto alla ricchezza dei reperti in Val di Non e in Valle dell’Adige, infatti, gli oggetti dell’Età del Ferro furono utilizzati fino ad essere poi associati ad elementi romani, testimoniando allo stesso tempo la graduale e pacifica romanizzazione della zona.
Al periodo longobardo risale la vasta necropoli a Castello di Fiemme rinvenuta nel 1958.
Nel centro del paese di Cavalese, si trova il noto “Banco de la reson”, che almeno dall’inizio del Medioevo se non prima, era la sede del decanato, dove gli abitanti si raccoglievano per regolare la giustizia e dirimere le questioni giuridiche ed amministrare della zona.

Bibliografia..
 Buchi E., Storia del Trentino, II, L’età romana, Il Mulino, Bologna 2000.
Cavada E., Fiemme prima: le tappe della ricerca archeologica, in (a cura di) Magugliani D., Fiemme montagna che scompare, Milano 1992.
Cavada E., L’iscrizione confinaria del Monte Pèrgol, in (a cura di) Gasperini L., Atti del Convegno internazionale di studio sulle iscrizioni rupestri di età romana in Italia (Roma-Bomarzo 1989), Roma 1992, pp.99-115.
Lanzinger M., Marzatico M., Pedrotti A., Storia del Trentino, I, La preistoria e la protostoria, Il Mulino, Bologna 2001.
Leonardi P., Un’opera di fortificazione preistorica. Il castelliere sulla cima della roccia nelle Dolomiti occidentali, in “Bollettino dell’Istituto storico e di cultura dell’arma del genio”, n.1-2 (41-42), gennaio-aprile 1953, pp.3-15.
Leonardi P., Fiemme preistoria e protostoria, in Cultura Atesina, VII, (1953), 1954, pp.3-8.
Leonardi P., La val di Fiemme nel Trentino dalla preistoria all’alto medioevo, Accademico Nazionale Linceo, 1991.
Perini R., Tesero, località Sottopedonda, scavi 1982.Contributo alla conoscenza delle metodologie costruttive della “casa retica protostorica”, in “Per padre Frumenzio Ghetta”. Scritti di storia e cultura latina, trentina, tirolese e nota bio-bibliografica, Trento: Vigo di Fassa, Istituto culturale Ladino, 1991, pp.511-540.

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