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Basilica paleocristiana

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La basilica paleocristiana sorge appena all’esterno delle cinta muraria romana, in corrispondenza di Porta Veronensis. La zona venne utilizzata a carattere pubblico e commerciale, tra il I e II secolo d.C., abbandonata verso la fine del III secolo d.C.
Le ricerche archeologiche si sono svolte nel sottosuolo della Cattedrale di San Vigilio tra il 1964 e il 1977, hanno messo in luce i resti dell’antica basilica paleocristiana. Gli scavi si conclusero felicemente con l’apertura al pubblico della basilica cimiteriale di San Vigilio durante la festa del patrono il 25 giugno 1977.

Antica basilica paleocristiana
Strutture del IV-VI secolo

Le più antiche tracce archeologiche della basilica paleocristiana risalgono alla fine del IV secolo, tra i motivi che portarono alla sua costruzione fu la volontà di dare degna sepoltura ai tre martiri della Val di Non (Sisiono, Martirio e Alessandro), uccisi barbaramente nel maggio del 397 e trasportati, in seguito, a Trento dal vescovo Vigilio. Per questo motivo, il luogo di culto assunse inizialmente la funzione di basilica cimiteriale, sorgendo all’esterno delle mura romane, poco oltre la porta che si apriva verso Verona (Porta Veronensis). La basilica era di notevole dimensioni, ma molto semplice nelle forme e negli apparati, si sviluppava in forma rettangolare da ovest verso est. L’aula mononavata (a unica aula) misurava 14 m in lunghezza e circa 45 m in lunghezza; al capo opposto, si sviluppava un atrio scoperto, poco più stretto rispetto al corpo della chiesa. L’aula iniziava con l’atrio mediante tre porte in facciata, di cui la centrale, più grande, è tutt’ora aperta. Oltre la soglia, scendendo tre gradini, si arrivava nella zona mediana dell’ambiente esterno, pavimentato con grosse lastre in pietra. Nell’aula coperta da capriata a vista, furono probabilmente deposti i tre martiri di Anaunia, accanto ai quali fu seppellito successivamente anche il vescovo Vigilio.
L’edificio viene descritto nella Passio come una basilica, infatti rappresenta il massimo santuario eretto in onore del vescovo Vigilio, le cui  dimensioni, del tutto inconsuete, rivelano l’importanza dell’edificio, costruito e destinato alla glorificazione dei santi (basilica martyrum).
Il carattere di chiesa cimiteriale extra-urbana è confermato dalla presenza di epigrafi, una di esse, anche in lingua greca, che ricorda un certo Dias; un’altra collocata nel presbiterio dedicata a Metronio proveniente da Nikerontha.

Strutture del VI-VII secolo

Nei secoli successivi la basilica subì notevoli modifiche, nella zona anteriore l’atrio venne ripavimentato, mentre la facciata assunse un aspetto più monumentale con la costruzione di un portico. L’aula divenne composta da una serie di quadrati tombali (loculi), il cui andamento faceva riferimento alla collocazione delle tombe dei santi martiri. Nel corso degli scavi sono state portate alla luce una serie di tombe privo di corredo funebre (ad eccezione di una fibbia, qualche frammento vitreo ed una moneta romana). Le tombe riscontrate sono più di novanta, ma in base ad un calcolo ipotetico, si può supporre che all’interno della chiesa si sarebbero raggiunti il numero di 240 tombe circa, coperte da una lastra in pietra di Trento e, solo in pochi casi da lastre funerarie con iscrizione. Molti di questi epitaffi ricordano uomini e donne vissute nella città di Trento tra V e VI secolo: sono documentati commercianti, uomini religiosi.
Tra la fine del periodo goto e l’arrivo dei longobardi (VI e VII secolo) l’aula muta la sua funzione cimiteriale, come si evince dalla modificazione del pavimento in malta su cui vengono inseriti dei tappeti musivi che nascondono lastre e tombe precedenti. Nella parte anteriore della chiesa risulta, ancora, visibile parte di un mosaico pavimentale policromo, che in base al disegno è databile all’epoca dell’imperatore Giustiniano (527-565). Adiacente al mosaico sono visibili una serie di incavi quadrangolari che attestano la presenza di pilastrini che reggevano i plutei messi a recinzione dello spazio rialzato. L’area sopraelevata è riconoscibile come un bema presbiteriale, il quale non prosegue perché venne tranciato dalle strutture medievali, che in quel punto inserirono la cripta.

Strutture del IX-XIII secolo

Durante il periodo del vescovo Ulderico II (1022-1055) avvennero notevoli cambiamenti all’interno della basilica, l’aula venne tripartita in navate con cinque campate. Nello spazio centrale si avvia la costruzione di una cripta con la realizzazione di due scale di risalita; anche i due sacelli vennero inclusi e trasformati in bracci di transetto. Il sacello nord e sud conservano esigui lacerti di pittura murale in loco: frammento a tendaggio del sacello nord (metà del XI secolo).
Nel vescovato di Altemanno la basilica vigliana riceve delle ristrutturazioni: l’atrio venne ridotto, i piani pavimentali furono riallineati in base alla quota del terreno esterno e nella zona presbiteriale viene completata la cripta con pianta cruciforme. Al centro si trovava l’antico altare, il quale probabilmente conservava le antiche reliquie dei corpi dei martiri di anaunia.

Archeotrekking Tridentum sotterranea

Musealizzazione

Nell’area archeologica della basilica paleocristiana sono conservati in situ, alcuni frammenti scultorei ed epigrafi paleocristiane rinvenuti durante le campagne di scavo e frammenti di mosaico pavimentale policromo. Prima di visitare i resti strutturali dell’antica basilica, è consigliata la visione di brevi filmati, che descrivono le campagne di scavo dirette da Iginio Rogger e le fasi costruttive della basilica.

Ricostruzione tridimensionale:

Sistema di recinzione, in pessimo stato di conservazione anche se la ricostruzione attuale permette di riconoscere la struttura e lo schema decorativo. È composto da due plutei collegati da pilastrini (due laterali, uno centrale e da una cornice superiore).

Arca di San Vigilio in marmo bianco, posto al centro dell’aula della basilica paleocristiana. Questo monumentale cassone parallelepipede è impropriamente noto come “sarcofago di San Vigilio”.

Frammento di epigrafe contenuta in un clipeo, il cui testo assume un’importanza particolare. L’iscrizione dice di essere il presbitero e custode della basilica trentina Metronio, figlio di Eliodoro, originario del vicus di Nicerontha. Risulta “strano” che venga ricordata la patria del padre e non quella del defunto. Durante gli scavi è stata rinvenuta l’epigrafe di Eliodoro e se fosse l’epigrafe del padre di Metronio, risulterebbe singolare che egli menzioni la sua nascita nell’iscrizione funeraria del figlio. Quest’iscrizione documenta la presenza di un altro siriano immigrato a Trento.

OrariDal 1 ottobre al 31 maggio dal lunedì al sabato 10-12\14.30-17.30; dal 1 giugno al 30 settembre 10-12\14.30-18. Chiuso la domenica e 1 e 6 gennaio, Pasqua, 26 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 25 dicembre

BiglietteriaBiglietto: si
Intero: 1,50 euro
Ridotto: 1 euro

Servizi per l’utenza

Servizi didatticiBrevi filmati descrittivi
Pianta colorata delle varie fasi
Barriere architettoniche

ContattiAccesso dal Duomo (area presbiteriale sul lato nord dell’altare maggiore)
Tel: 0461.234419
Email:Info@museodiocesanotridentino.it
Sito Web: www.museodiocesanotridentino.it

Pianta

BibliografiaRogger I., Inizi cristiani nella regione tridentina, in “Storia del Trentino”, II, L’età romana, Il Mulino, Bologna 2000.
L’antica basilica su San Vigilio in Trento: storia archeologia reperti, (a cura di) Rogger I., Cavada E., Trento, Museo Diocesano Tridentino 2001 (voll. 1 e 2).
La città e l’archeologia del sacro. Il recupero dell’area di Santa Maria Maggiore, (a cura di) Guaitoli M.T., Leopreite E., Museo Diocesano Tridentino, Trento 2014.

Concessione per le riprese fotografiche
Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali - Ufficio beni archeologici ai sensi del d.lgs. 42/04 - Codice dei beni culturali

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