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Archeotrekking a Doss Zelòr

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L’itinerario archeologico al sito di Doss Zelòr inizia all’esterno del paese di Castello di Fiemme, seguendo le indicazioni stradali per “Doss Zelòr”. Giunti in Via Dolomiti, è possibile parcheggiare la macchina e percorrere a piedi il breve tragitto sino alla sommità del dosso, frequentato in epoca protostorica per le sue caratteristiche di “castelliere” e nuovamente insediato in epoca romana dal I al IV\V secolo d.C. dando vita ad un esteso villaggio. L’insediamento romano si sviluppava per oltre 13 ettari, dal  rialzo roccioso sino all’antistante pendio, di cui si sono state scoperte circa una decina di abitazioni.

La prima struttura muraria sorge in località “Le Poze” al di sotto di una casa privata ed è quindi osservabile da una vetrata. I resti della struttura a pianta trapeziodiale sono stati messi in luce tra il 1978 e il 1979, evidenziano la presenza di due edifici sovrapposti e cronologicamente distinti: il primo distrutto da un incendio intorno alla fine del I secolo d.C. in base al rinvenimento di una moneta bronza attribuita all’imperatore Nerva (96.98 d.C.). In seguito venne costruito sulle fondamenta, un secondo edificio che utilizzò tecniche edilizie di migliore qualità con l’introduzione della calce. Sul lato esterno occidentale della struttura, in base ai resti rinvenuti, s’ipotizza una struttura a secco o una struttura per la sistemazione del terreno. In essa è stata evidenziata una stufa da accumulo costruita in sassi e calce.

Proseguendo la leggera discesa si arriva alla cartellonistica del sito, dove recentemente è stato inserita un pannello illustrativo del sito archeologico con immagini e un disegno ilustrato di un abitazione dell’antico villaggio. Giunti al pendio antistante il dosso sono visibili nella zona partiva due strutture abitative. Il complesso orientale, costruito con pietrame legato da malta, si articola in tre vani attigui, di cui quello a sud proseguiva nell’area esterna in base alla presenza di una canaletta.
A pochi metri di distanza sorge il complesso occidentale costituito con tecnica mista (pietra e legno) ed articolato in quattro vani attigui. Nel vano sud-ovest (vano A), il quale in base ai reperti rinvenuti è stato interpretato come una fucina, ed al suo all’interno è stata rinvenuta una buca con diciassette monete antoniani in lega d’argento (da Galliano a a Probo) associate a frammenti ceramici. Secondo Gianni Ciurletti la presenza di questo “tesoretto” potrebbe essere motivata dagli eventi storici del periodo, essendo datato al III secolo d.C., secolo in cui in Trentino sono attestate numerose invasioni degli Alemanni. A ridosso del muro meridionale del vano A è stato rinvenuto uno scheletro umano in posizione rannicchiata, con accanto alcuni oggetti ben conservati (armilla in bronzo, due perline forate, due sassolini), databile non prima del terzo quarto del IV secolo.

Proseguendo le indicazioni per Doss Zelòr si giunge sulla sommità del rialzo roccioso, dal quale si ha una visuale panoramica sia del paese di Castello sia del torrente Avisio. Sulla sommità orientale di Doss Zelòr, sono visibili sul pavimento porfirico dei petroglifi profondamente incisi sulla roccia e delle coppelle che sembrano richiamare la forma di un corno di cervo, protetti da una struttura in legno costruito dalla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento.Probo).

Dopo la visita al sito archeologico di Doss Zelòr è possibile raggiungere a piedi attraverso una suggestiva passeggiata (vedi mappa sottostante) o anche in macchina, il centro di Cavelese, dove è sono presenti numerose dimore nobiliari.

L’itinerario conduce in un’oretta al centro di Cavalese, potendo ammirare nella parte più elevata, il Palazzo della Magnifica Comunità di Cavelese, ricco di storia, infatti, venne costruito per il volere dei principi-vescovi di Trento come sede dei vicari.
Invece, nella parte più bassa del paese, in via Bresadola, nel Parco della Pieve, dal nome della Chiesa di Santa Maria Assunta e della Madonna Addolorata, si trova un simbolo storico per la Val di Fiemme ed un unicum, il “Banc del la Rason”, costituito da due cerchi in muratura e in parte in pietra, al centro un tavolo rotondo con incavo al centro, all’interno del quale venivano inseriti i voti, al di sotto di alberi secolari. Dall’inizio del Medioevo se non prima, era la sede del decanato, dove gli abitanti si raccoglievano per regolare la giustizia e dirimere le questioni giuridiche ed amministrare della zona.

 

ItinerarioDifficoltà: bassa
Tempo: 5\10 minuti

InformazioniVisitabile liberamente tutto l’anno.
Per le visite guidate al sito contattare Magnifica Comunità di Fiemme (Telefono: 0462.340812) opalazzo@mcfiemme.eu

Servizi didatticiPannello illustrativo in lingua italiana

Concessione per le riprese fotografiche
Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali - Ufficio beni archeologici ai sensi del d.lgs. 42/04 - Codice dei beni culturali

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