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Valli Giudicarie

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Archeologia nelle Valli Giudicarie

Le Valli Giudicarie, divise in Esteriori e Interiori, si estendono fra le estremità superiori del lago di Idro e del lago di Garda, comprendendo il bacino superiore del fiume Chiese e l’intero bacino del fiume Sarca.
Le testimonianze archeologiche più antiche sono attribuibili ai cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, che frequentarono le alte quote per cacciare prevalentemente gli stambecchi. Come noto, le Valli Giudicarie possiedono uno tra i più importanti “siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” dell’UNESCO: il sito di Fiavè e la torbiera Carera, indagato con regolari campagne di scavo dal “maestro” Renato Perini tra il 1969 e il 1976 e proseguite fino all’inizio degli anni Novanta. Gli scavi hanno portato alla luce resti di capanne costruite sulla sponda lacustre nel tardo Neolitico (3800-3600 a.C.), ma anche secondo il classico modello della palafitta ad impalcato aereo sull’acqua nell’età del Bronzo antico e medio (1800-1500 a.C.). Un’evoluzione di questa tipologia sono le capanne su pali ancorati ad una complessa struttura a reticolo adagiata lungo la sponda e sul fondo del lago nella età del Bronzo medio-fase avanzata (1500-1300 a.C.). Negli ultimi secoli del II millennio a.C. l’abitato si spostò sul vicino Dos Gustinaci, dove sono state rinvenute abitazioni su poste su terrazzi artificiali, di forma rettangolare, con muretti in pietra e alzato in materiale deperibile. Le indagini nel sito palafitticolo di Fiavé, hanno potuto dare una risposta, in merito alla “questione delle palafitte” sorta nella metà dell’Ottocento, dove si sono individuati le tre principali tipologie palafitticole: in acqua, a ridosso della sponda e su terreno asciutto. Il sito archeologico di Fiavé è entrato ormai tra i siti noti a livello internazionale, non solo per aver conservato in modo eccezionale le palafitte, ma anche per gli scavi hanno portato alla luce una collezione, unica in tutta Europa, costituita da più di trecento reperti in legno. Le recenti indagini archeologiche condotte sulla sommità di Monte San Martino nel Lomaso, hanno dimostrato una frequentazione della zona già in epoca pre-protostorica databile durante la media età del Bronzo. Altra rilevante zona è l’area di Stenico, in località Calferi (situata al “Bis”) dove a seguito del rinvenimento di reperti sporadici, dal 1978 al 1981 furono eseguite delle campagne di scavo, che hanno documentato due fondamentali fasi di frequentazione. La prima, nell’avanzata Media Età del Bronzo, a scopo funerario, dalla presenza di una necropoli a tumulo, formato da un accumulo di grosse pietre che coprivano le sei tombe accompagnate dal rito dell’offerta (ossa di animali e frammenti di vasellame). In base alla datazione di frammenti di ceramica rinvenuti all’interno delle tombe, si sono potute datare al Bronzo Medio, contemporaneo all’orizzonte culturale Fiavè 6. La seconda, dal Bronzo finale fino alla romanizzazione, evidenza un utilizzo a scopo votivo e sacrificale, infatti è stata messa in luce una vasta area culturale dove si celebravano i Brandopferplätze alpini. Queste pratiche rituali prevedevano l’accensione di roghi votivi con il sacrificio di vittime e l’offerta di oggetti in metallo piegati o frammentati intenzionalmente. In località Calferi, sono state individuate abitazioni in muratura a secco, databile attorno al II-I secolo a.C., probabilmente costruite reimpiegando le pietre del tumulo.
Nell’Età del Ferro il territorio ha portato alla luce numerosi reperti e strutture, in particolare nella Seconda Età del Ferro i dati archeologici permettono di osservare come le Giudicarie costituiscano una sorta di area di frontiera fra il gruppo di Fritzens-Sanzeno e il gruppo della Valcamonica. Difatti nei siti cultuali (Stenico e San Martino ai Campi) si evidenza dalla documentazione epigrafica e della cultura materiale preromana, come questi siti costituiscano luoghi di incontro tra comunità diverse.
Il processo di romanizzazione si sviluppa a partire dal II secolo a.C., quest’integrazione ai costumi romani non fu precoce né rapida, come testimonia la presenza nella zona di un elevato numero di pelegrini ancora nel I secolo d.C. Le valli Giudicarie (come anche la Valle del Garda e di Ledro e il Chiese) gravitavano nell’ambito del municipium di Brixia (tribù Fabia), numerosi risultano i siti relativi al periodo romano. Anche se la cultura indigena sopravvive all’affermazione della cultura latina, dimostrata dal rinvenimento di alcuni importanti documenti epigrafici sul Monte San Martino, i quali evidenziano l’utilizzo della lingua encorica ancora nel I secolo d.C. Poche informazioni si possiedono sulla cristianizzazione delle Giudicarie, ma un dato molto significativo riguarda il vescovo Vigilio di Trento, il quale muore nel V secolo d.C. in Val Rendena nel tentativo di evangelizzazione.
In epoca tardoantica e altomedievale il territorio assume molta importanza, sia per quanto riguarda la viabilità, sia per la comparsa di alcuni insediamenti su dosso e su altura, un esempio sono i quattro siti con funzione di fortezze aventi toponimi legati a San Martino (loci sancti Martini). Questi dati avvalorano l’ipotesi dello storico Bognetti, secondo cui Carlo Magno affidò il controllo di alcuni luoghi strategici direttamente al monastero di San Martino a Tours. Tra questi il sito fortificato di San Martino nel Lomaso, probabilmente ricordato da Paolo Diacono nell’Historia Langobardorum, come castrum Ennemase depredato dai Franchi nel 590, costruito secondo modalità dell’arte militare bizantina, si sviluppa sulla sommità di uno sperone roccioso, dove sono stati messi in luce ambienti di differenze funzione. L’insediamento mutò la sua funzione militare, continuando ad essere frequentato nel corso dei secoli, finché nella metà del Novecento la chiesetta venne definitamente abbandonata. In epoca altomedievale l’area di Stenico, in località Calferi, frequentata dal Bronzo Medio fino al I secolo d.C., venne nuovamente utilizzata dal VI all’VIII secolo con funzione sepolcrale, portate alla luce nel 1919 a seguito di lavori stradali nella zona.

Bibliografia...
Antolini M., Le mie Giudicarie, Tione di Trento, 2002.
Ciurletti G, Fra il Garda e le Alpi di Ledro. Monte S. Martino. Il luogo di culto (ricerche e scavi 1969-1979), Trento, 2007.
Marzatico F., Stenico, località Calferi (Giudicarie Esteriori, Trentino), in Kult der Vorzeit in den Alpen. Schriftenreihe der Arbeitsgemeinschaft Alpenländer.Collana della Comunità di lavoro regioni alpine, Bolzano Athesia, 2002, pp. 713-719.
Perini R., Scavi archeologici nella zona palafitticola di Fiavé-Carera. Parte I. Campagne di scavo 1969-1976. Situazione dei depositi e dei resti strutturali, Servizio Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Patrimonio storico e artistico del Trentino, 8, Trento  1984.
Storia del Trentino, II, L’età romana (a cura di) Buchi E., Il Mulino, Bologna 2000.
Storia del Trentino, I, La preistoria e la protostoria, (a cura di) Lanzinger M., Marzatico F., Pedrotti A., Il Mulino, Bologna, 2001.
Solano S., Le Valli Giudicarie tra l’età del Ferro e romanizzazione: etnie e territori di frontiera fra area retica e camuna, in “Preistoria Alpina”, 47, 2013 pp. 263-283.
Albertoni, G., Varanini, G. M., Il territorio trentino nella storia europea. L’età medievale, II, Fondazione Bruno Kessler, Trento 2011.

Immergiti nella natura delle Valli Giudicarie e scopri l’area archeologica di San Martino nel Lomaso e il sito palafitticolo di Fiavé.

  • Veduta panoramica emozionante sulle Giudicarie Esteriori

Valli Giudicarie Panorama da Lundo

  • Fotografia 360 del varco meridionale del sito è visibile un edificio esterno alle mura accanto all’ingresso monolitico

  Lundo 360 2

  • Panoramica sulle palafitte di Fiavé dell’età del Bronzo

 

    Palafitte Fiave Pano

      • Fotografia sferica di Dos Gustinaci dell’età del Bronzo Recente

Palafitte Fiave 360

Turismo nelle Valli Giudicarie

Le Valli Giudicarie rappresentano la meta ideale per chi vuole trascorrere la propria vacanza immerso nella natura e circondato da un paesaggio “da cartolina”, che riesce a coniugare alla perfezione itinerari naturalisti (Parco Naturale Adamello Brenta), ore di relax alle terme di Comano, ma anche la possibilità di visitare importanti siti archeologici e castelli.  Nelle Valli Giudicarie sorge la Biosfera UNESCO “Alpi Ledrensi e Judicaria”: al cui interno sono presenti paesaggi di grande valore, frutto dei contatti nel corso dei secoli fra uomo-biosfera, tra questi i siti palafitticoli di Fiavè e Ledro.

 

Per maggiori informazioni
terme di comano

APT Terme di Comano Dolomiti di Brenta
Sito web: www.visitacomano.it
Email: info@visitacomano.it
Telefono: 0465.702626
Indirizzo: Via Cesare Battisti, 38
38077 Ponte Arche (TN)

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Ti ricordiamo che in molte strutture alberghiere potrai ricevere in regalo la “Trentino Guest Card“, che ti darà il diritto di visitare gratuitamente più di 70 servizi (musei, parchi, castelli), inoltre, potrai viaggiare liberamente sui mezzi pubblici.

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