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Valle del Garda e Val di Ledro

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Archeologia Valle di Garda

Le prime testimonianze della presenza umana nell’area benacense (il territorio era attestato con il nome Benacus attestato dalle fonti letterarie, in base al nome della divinità Benaco attestata su entrambe le sponde) sono riconducibili al Paleolitico medio e superiore e al Mesolitico, dove sul Monte Baldo, si sono conservati manufatti in selce scheggiata realizzati dall’uomo di Neanderthal. Dal IX millennio a.C. con il miglioramento delle condizioni climatiche, determinarono una graduale trasformazione dell’ambiente, infatti mutarono le sedi abitative scelte dagli uomini del Mesolitico e si localizzarono negli ampi ripari sottoroccia del fondovalle. Nel Neolitico, si sviluppa gradualmente l’agricoltura e l’allevamento, che portò ad una maggiore sedentarietà dei gruppi umani. Numerosi risultano i ritrovamenti relativi al periodo neolitico, tra cui la recente scoperta di una vasta area insediativa neolitica della Cultura dei vasi a bocca quadrata  (VBQ) alle pendici del Monte Brione, la quale ha portato alla luce alcune strutture murarie relative all’epoca romana databile attorno al III-IV secolo d.C.
Nell’età del Rame (fine IV-III millennio a.C.), si iniziano a sviluppare tecniche della metallurgia, in cui si insatura il fenomeno delle “statue-stele”, monoliti in pietra dalle fattezze antropomorfe e vi sono incisi alcuni elementi caratteristici della prima età dei metalli (pugnali triangolari, alabarde, ornamenti), interpretati con significato simbolico e indicativi di status simbolo. L’area dell’Alto Garda ha restituite otto statue stele, scoperte in perfetto stato di conservazione durante i lavori per la costruzione del nuovo ospedale di Arco (stele I a VI), mentre Arco VII e VIII sono state rinvenute in tempi più recenti da privati cittadini. Nell’Età del Bronzo, nell’area del Garda vengono prodotti oggetti metallici, esportati ed imitati in tutta Italia ed Europa, come il pugnali del tipo “Peschiera” e di numerose spade gettate intenzionalmente nell’alveo di torrenti. Nell’area è attesta la pratica dei roghi votivi durante l’Età del Bronzo, come nel sito di San Giacomo di Riva, località Roncaglia. Questa pratica di culto si afferma dal XIII secolo a.C. fino all’epoca romana, nelle zone di altura e nei luoghi ben visibili.
Nell’Età del Ferro, ultima fase della protostoria, risultano molto significativi i ritrovamenti che permettono di comprendere il passaggio dalla cultura retica a quella romana, come dimostrano le iscrizioni “indigene” rinvenute nell’area archeologica di San Martino ai Campi. Numerosi sono i ritrovamenti di epoca romana, i quali dimostrano come il territorio dell’Alto Garda sia uno dei più ricchi del Trentino per quanto riguarda la restituzione di testimonianze di età romana. Durante l’epoca romana il territorio dell’Alto Garda gravitava nell’ambito del municipium di Brixia (Brescia), gli scavi archeologici hanno evidenziato un profondo grado di romanizzazione della popolazione, la quale acquisì in tempi ravvicinati usi e costumi del mondo romano. Tra i numerosi ritrovamenti romani dell’Alto Garda, si colloca un unicum nel panorama archeologico trentino, ovvero il complesso termale pubblico (I-III secolo d.C.) tra viale Pilati e viale Roma. L’area gardesana ha restituito numerose aree cimiteriali, collocate ad una certa distanza dalle zone abitate, da cui provengono monumenti funebri e ricchi corredi esposti nelle sale del MAG, come la necropoli in località Baltera e in località San Cassiano (ultimi decenni del I – fino IV secolo d.C.). Quest’ultima località ha restituito oltre che innumerevoli testimonianze archeologiche di epoca romana, anche di età altomedievale e medievale. In località San Cassiano venne costruita una villa rustica nel corso del IV secolo d.C. e successivamente nel VI secolo la chiesa dedicata ai santi Cassiano ed Ippolito, mentendo le sue funzioni come luogo di culto fino al XVIII secolo.

Bibliografia...
 Là dove nasce il Garda, (a cura di) Gorfer A, Turri E, Verona 1994.
Pedrotti A., Le statue stele di Arco. La statuaria antropomorfa alpina nel III millennio a.C.: abbigliamento, fibre tessili e colore, Trento 1993.
Bassi C., La via delle anime. Sepolture di epoca romana a Riva del Garda, Museo Riva del Garda 2010.
Bassi C., Riva del Garda, via Brione, in (a cura di) Nicolis F., Oberosler R., “Archeologia delle Alpi”, Provincia Autonoma di Trento 2014, pp. 222-224.
Storia del Trentino. La preistoria e la protostoria (a cura di) Lanzinger M., Marzatico M., Pedrotti A.,, vol. 1, Il Mulino, Bologna 2001.
Paci F., L’Alto Garda e le Giudicarie in età romana, in (a cura di) Buchi E, Storia del Trentino. II, L’età romana, il Mulino, Bologna 2000, pp. 339 – 473.

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Archeologia Val di Ledro

La Valle di Ledro ha rappresentato fin dalla preistoria un’importante funzione di collegamento tra la Valle delle Chiese e il Garda, pur sembrando all’apparenza un luogo geografico “chiuso”. Queste duplici caratteristiche permettono di comprendere le ragioni della lenta ma continua antropizzazione. La Valle è rappresentata dall’insediamento palafitticolo di Molina di Ledro, il quale testimonia una forte presenza già nel Tardo Neolitico e nell’Eneolitico. I resti del villaggio palafitticolo dell’età del Bronzo Antico- Medio (2200-1350 a.C.) furono scoperti, dopo migliaia di anni, nell’autunno del 1929, quando il livello del lago si abbassò causa della centrale idroelettrica di Riva. Le campagne di scavo portarono alla luce numerosi reperti, come la presenza di utensili e oggetti che indussero a considerare un commercio a medio e largo raggio con forme di scambio e di emulazione e un tenore di vita piuttosto elevato con divisione sociale.
Nell’Età del Ferro avvenne la frequentazione dei conoidi fluviali o delle terrazze, ovvero di siti vicini ai corsi d’acqua. In seguito fu sede di gente prelatine, tra il III e II secolo a.C. in Valle si stanziarono genti di stirpe Celtico-Cenomana, che erano da tempo in contatto con la realtà retica. L’area fu sottomessa della cultura latina, già prima della fine del I secolo a.C. come invece avvenne nel versante settentrionale delle Alpi.
La Valle di Ledro, come anche il territorio di Riva del Garda, fu annesso nel municipio di Brescia e iscritto alla Tribù Fabia. Numerose sono stati i rinvenimenti di reperti di epoca romana nella Val di Ledro, come le necropoli con relativo corredo (monete, fibule, armi) segnalate a Bezzecca, Locca, Lenzumo, Pieve di Ledro e in altre località. La Valle di Ledro presenta cesure traumatiche dopo lo sfaldarsi dell’impero romano.

Bibliografia...
 Battaglia R., La palafitta del lago di Ledro nel Trentino: gli scavi e la stratigrafia, il contenuto del deposito antropozoico, la metallurgia e la cronologia dell’abitato palafitticolo, in “Memorie del Museo di Storia naturale della Venezia Tridentina”, VII, 1943.
Là dove nasce il Garda,  (a cura di) Gorfer A, Turri E., Verona 1994.

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ledro
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